Ho conosciuto Sara nel 2021, quando ancora le lezioni per il corso ASO si tenevano tutte in DAD. Come mio solito, un po’ per rompere il ghiaccio, un po’ perché tutti quegli occhi puntati addosso mi mettono a disagio, invito le ragazze a presentarsi e raccontarmi un po’ di loro. L’intervento di questa bellissima ragazza mora di nemmeno trent’anni mi colpì immediatamente. Senza spendere una parola più dello stretto necessario, mi spiegò che aveva scelto di fare il corso ASO per reagire a una situazione difficile che stava gestendo.
La questione è caduta lì, ma qualche giorno dopo sono venuto a sapere che Sara combatteva da qualche anno con un bruttissimo male, una di quelle bestie che ti tengono con il fiato sospeso fino alla fine, una malattia fatta di tregue, riacutizzazioni, speranze, vittorie, dubbi e crisi. Una di quelle merde, insomma, che ti chiudono l’orizzonte.
Passano i mesi e un giorno di fine estate uno sparuto gruppetto di allieve si presenta nel mio studio per le esercitazioni pratiche. Sara non è mai mancata. Mai. Si vedeva che era stanca, così come erano evidenti le tracce dei lividi lasciati dalle cannule sulle braccia. Ma era lì, come tutte le altre, a fare domande e prendere appunti. Se ci penso, mi vengono i brividi.
A gennaio del 2022 le ragazze sostengono l’esame finale e Sara si diploma dimostrando sicurezza e competenza. Ce l’aveva messa tutta e si vedeva.
Non ho saputo più niente di lei fino a maggio quando mi hanno detto che aveva avuto una ricaduta grave. A giugno se n’è andata.
Lo sai che cosa mi ha insegnato Sara? Che anche nei momenti più bui ci resta una scelta. Con il suo esempio Sara mi ha insegnato che non possiamo controllare le circostanze, ma possiamo decidere come approcciarci alle circostanze.
Ritengo che se una tempesta del genere dovesse abbattermisi sopra, non avrei lo stesso coraggio, la stessa forza di reagire.
In biologia si parla di istinto attacco o fuga: Sara ha scelto la prima opzione ed è andata fino in fondo. Ha fatto di tutto pur di reagire all’incubo che incalzava su di lei.
E lì dove io mi chiuderei dentro una stanza a piangere, a piangermi addosso (e ne avrei tutto il diritto), mi chiedo con quale forza lei sia riuscita a mettersi su un libro a studiare la diga di gomma, gli aspiratori, gli uncini, gli adesivi e il cazzo di tray per l’endodonzia.
Penso a me, che se la mattina mi alzo con il piede sbagliato o devo affrontare una difficoltà programmata nel pomeriggio, me ne sto tutto il giorno a rimuginare e non riesco a concentrarmi su altro. Io, che per ogni minimo imprevisto, metto il muso o trovo una scusa per girare la testa dall’altra parte. Incontrare Sara è un’esperienza che ti cambia, che ti dimostra che puoi essere uno straordinario esempio di coraggio, di responsabilità e forza interiore capace di ispirare gli altri alle imprese più grandi.
Sara è un mito, un’eroina, e di questo le sarò sempre riconoscente.
Sara mi ha insegnato che si può reagire, che puoi sempre dare il massimo con ciò che hai a disposizione, in qualsiasi condizione, che vale la pena combattere fino alla fine, contro ogni speranza.
Grazie di tutto.
Filippo