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Punto di Filo 6 Giugno 2024

La mia personale riflessione sulla settimana appena trascorsa e su un tema a me caro...
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Instagram lo uso davvero poco, ma credo sia un mio problema. La verità è che sto invecchiando e il cazzeggio su facebook mi appare più proficuo. 

Le poche volte in cui accedo nel social delle immagini, mi imbatto spesso nei contenuti postati da colleghi più giovani di me, molti dei quali appena laureati, che si cimentano nella medicina estetica.

E’ inutile negarlo, anche alla luce dei recenti ampliamenti normativi, si è accesa una vera e propria filler mania. 

Se dovessi esprimerla alla Nassim Taleb, quello della medicina estetica è un classico cigno nero: un fenomeno inaspettato dalle conseguenze molto impattanti.

Gli attori che hanno innescato la moda sono essenzialmente due: l’aumento esponenziale della domanda e un’offerta non ancora in grado di saturare il mercato.

Il resto è un semplicissimo 2+2: prendi il tipico neo-laureato in una università italiana, uno di quelli che non sanno neanche azionare un riunito (uno come me 11 anni fa, insomma) e dagli la possibilità di iniziare a racimolare qualcosa sin da subito.

Perché, diciamocelo, la curva di apprendimento per fare un po’ di estetica base non è così ripida e, non riguardando NULLA di quello che si è appreso durante il corso accademico, non è richiesta alcuna expertise odontoiatrica.

A questo punto, sapendo di essere letto anche da molti colleghi più giovani di me che si cimentano nell’estetica, (alcuni dei quali, probabilmente, rientrano nella casistica che ho descritto), voglio subito mettere le mani avanti: tranquillo, tranquilla, non c’è nulla di male in quello che stai facendo!

Tu pensa che quando ci siamo laureati noi, l’unico modo per fatturare la miseria che ci consentiva di tenere aperta la partita Iva e pagare la quota A era “venderci” agli studi per fare (male) le sedute di igiene. 

Sono passati pochi anni, ma immaginatelo oggi uno sbarbatello (o una giovane dottoressa) che si presenta in uno studio offrendosi per una consulenza di igiene: con l’enorme evoluzione della professione di igienista e una percezione più matura della salute orale da parte della popolazione, pochissimi si sognerebbero di affidare l’area igiene a un neo-laureato. 

Per carità, lo so che sto facendo un discorso ampio e magari generalizzo troppo, ma abbi pazienza e cerca di cogliere il senso di quello che dico. Oppure vai su Netflix e sparati una puntata della tua serie preferita (io mi sto vedendo House of Cards: capolavoro).

Ricapitolando, l’estetica di base sta attirando molti neo-laureati che, in un mercato odontoiatrico di difficile accesso, vedono nelle punturine un sistema di monetizzazione più immediato. Tutto stupendo fino a qui.

Ma la mia domanda è questa: chi aiuterà questi ragazzi e queste ragazze a formarsi da dentisti?

Perché se è vero che la quantità di tempo è l’unica risorsa uguale per tutti, chi si cimenta nell’estetica non può dedicarsi ad altre attività, prima fra tutte quella di imparare una professione per cui hai speso sei anni della tua vita e rappresenta il titolo scritto sul documento di laurea.

Perché fino a prova contraria, quel pezzo di carta recita “Odontoiatria e Protesi Dentaria” e nient’altro che faccia riferimento all’armonia dei distretti perio-orali.

A questo punto potremmo quindi dividere gli operatori odontoiatri che si occupano di estetica in tre categorie:

    1. I neolaureati di cui sopra;
    2. I dentisti più anziani che non hanno mai capito cosa devono fare della loro vita e pensano che fare le punturine sia un buon modo per riempire una poltrona vuota.
    3. I dentisti di ogni età che vogliono maturare una conoscenza davvero approfondita della materia per dare ai propri pazienti quel valore aggiunto all’interno di un piano di trattamento odontoiatrico.

Credo che le eccezioni a queste tre categorie si contino sulle dita di una mano.

Se fai parte del gruppo 2, mi dispiace, fine del discorso.

Se fai parte del gruppo 1, invece, cerca di capire se l’estetica può diventare davvero la tua passione. In tal caso coltivala in un’ottica di integrazione all’interno di un campo, quello odontoiatrico che ti compete, di cui sai ancora meno di un cazzo e che ti devi sbrigare ad approfondire.

Insomma, se pensi di monetizzare mettendoti a spunturare dal primo mese dopo l’apertura della partita iva, ok, ma attento/a a non scambiare il fine con il mezzo: è un rischio che potrebbe costarti tanto. Per chi si laurea in corso (o poco fuori), gli anni più preziosi per iniziare la gavetta sono quelli prima dei trenta.

Poi, per come la vedo io, la vita è sempre una gavetta, ma questo è un’altro discorso. Prima inizi a imparare, prima inizi a fare.

Se ho ragione, nell’arco di due anni l’offerta del mercato estetico saturerà la domanda e a quel punto emergerà (e fatturerà) solo chi fa parte del gruppo 3. 

Se non sei d’accordo con quello che dico e pensi di riuscire a farmi cambiare idea, scrivimi, e sarò felice di pubblicare il tuo intervento sulla prossima Newsletter!

Buoni filler

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