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L’Impatto delle Sigarette Elettroniche sui Parametri Peri-Implantari
Questo studio ha esaminato l’effetto dell’uso delle sigarette elettroniche (e-cigarette) sugli impianti dentali, valutando vari parametri clinici, radiografici e immunologici. È stata condotta una ricerca elettronica sistematica nelle banche dati MEDLINE, EMBASE, COCHRANE e SCOPUS, dal 2017 al 2023. Sette studi sono stati selezionati per l’analisi, basata sulle linee guida PRISMA e la strategia PICO.
I risultati hanno mostrato che le e-cigarette aumentano la profondità della tasca parodontale e la perdita ossea attorno agli impianti, oltre a innalzare i livelli di IL-1β, un mediatore della distruzione ossea. È stato anche osservato un decremento del sanguinamento al sondaggio. Questi risultati suggeriscono che le e-cigarette possono essere un fattore di rischio significativo per il processo di guarigione e i risultati del trattamento implantare, similmente alle sigarette tradizionali. Gli autori sottolineano la necessità di ulteriori ricerche cliniche per valutare l’impatto delle e-cigarette sulla peri-implantite in una popolazione abbinata per età e genere.
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Associazione tra parametri parodontali, pre-diabete e biomarcatori cardiometabolici in adulti giovani
Uno studio ha indagato le relazioni tra le misure parodontali e la presenza di prediabete e biomarcatori cardiometabolici in adulti giovani non diabetici. Lo studio ha coinvolto 1071 partecipanti (età media 32.2 anni, 73% donne) del Oral Infections, Glucose Intolerance and Insulin Resistance Study. Sono state valutate la perdita di attacco clinico (fm-CAL), la profondità di sondaggio (fm-PD) e il sanguinamento alla sondaggio. La perdita di attacco interprossimale (i-CAL) e le profondità di sondaggio (i-PD) sono state le principali misurazioni esaminate.
I risultati hanno mostrato che il 12,5% dei partecipanti aveva pre-diabete. Un’associazione significativa è stata trovata tra i livelli più elevati di i-CAL e un aumento del glucosio a digiuno. Inoltre, una maggiore percentuale di siti con i-PD ≥3 mm è stata associata a una maggiore resistenza all’insulina (misurata tramite HOMA-IR) dopo aggiustamento.
In conclusione, i risultati suggeriscono che la perdita di attacco interprossimale è associata a livelli più elevati di glucosio a digiuno e prediabete, mentre la profondità di sondaggio interprossimale è collegata a resistenza all’insulina.
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Esito del Trattamento di Fratture Orizzontali della Radice in Denti Permanenti: Studio Retrospettivo
Uno studio retrospettivo ha valutato gli esiti del trattamento di fratture orizzontali della radice (HRF) in denti permanenti. Analizzando dati clinici e radiografici da un centro di traumi dentali nel periodo 2006-2022, sono stati inclusi 125 denti di 103 pazienti con un follow-up di almeno 12 settimane. L’esito favorevole, definito come normalità clinica e guarigione radiografica a livello della linea di frattura, è stato osservato nell’92% dei casi.
Il trattamento ha incluso la stabilizzazione d’emergenza e il riposizionamento iniziale nel 62,2% dei denti e interventi endodontici successivi per il frammento coronale nel 85% dei casi in T0 e nel 91,8% nei successibi follow-up. La regressione logistica multivariata ha rivelato che essere di sesso maschile e avere uno sviluppo radicolare incompleto erano associati a un migliore esito del trattamento iniziale e a una ridotta necessità di trattamento endodontico. Inoltre, i ritardi nel trattamento di oltre una settimana aumentavano significativamente la probabilità di richiedere un trattamento endodontico rispetto a presentazioni tempestive entro 24 ore.
In conclusione, con una diagnosi e un trattamento tempestivi, oltre a un attento monitoraggio, i casi di HRF possono raggiungere un esito favorevole nel 92% dei casi. Sesso maschile e sviluppo radicolare incompleto sono fattori prognostici positivi, mentre la presentazione ritardata aumenta il bisogno di interventi endodontici.
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Nuove Prospettive sull’Interazione Immunologica tra Parodontite e Diabete di Tipo 2
Un recente studio condotto in Corea del Sud, guidato dal Prof. Yun Hak Kim dell’Università Nazionale di Pusan, ha esplorato la relazione immunologica tra la parodontite (PD) e il diabete mellito di tipo 2 (DM). Pubblicato su Clinical and Translational Medicine, lo studio ha utilizzato la sequenza di RNA a singola cellula per analizzare le dinamiche immunitarie a livello cellulare.
I ricercatori hanno esaminato le cellule mononucleate del sangue periferico, identificando un aumento di citochine pro-infiammatorie nei monociti classici sia nei gruppi PD che PDDM. È stata osservata una ridotta attivazione delle cellule T CD4+ effettore in condizioni di DM, indicando un impatto sistemico sulla regolazione immunitaria.
L’interazione tra PD e DM ha mostrato una compromissione delle funzioni delle cellule T CD8+ e delle cellule killer naturali (NK). Il pathway di RESISTIN, associato alla resistenza all’insulina, è risultato intensificato in entrambi i gruppi PD e PDDM, suggerendo un percorso intercellulare condiviso che contribuisce alla complessa relazione PD-DM.
La presenza di RESISTIN nel sangue dei pazienti con parodontite, ma senza malattie sottostanti, sottolinea il suo ruolo nell’infiammazione e il suo potenziale come obiettivo terapeutico per ridurre il rischio di diabete nei pazienti con PD. Lo studio evidenzia alterazioni immunitarie significative nei pazienti con sia PD che DM, sottolineando il potenziale ruolo della PD come precursore del diabete.
Secondo il Dr. Kim, lo studio non solo evidenzia le specifiche alterazioni immunitarie associate a PD e DM, ma sottolinea anche i percorsi condivisi che si intensificano in presenza di entrambe le condizioni. L’uso di terapie supplementari per la PD potrebbe facilitare il controllo glicemico e ridurre la probabilità di sviluppare DM.
In conclusione, questa ricerca fornisce una spiegazione immunologica innovativa per la complessa associazione tra parodontite e diabete mellito di tipo 2, offrendo nuove prospettive sull’impatto sistemico di queste condizioni di salute prevalenti.
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Influenza della Viscosità sull’adattamento marginale nei restauri in Composito Bulk-Fill: Uno Studio Micro-CT
Questo studio ha esaminato l’adattamento marginale dei compositi resinosi bulk-fill con diverse viscosità (pasta-like e flowable) nei restauri di classe II attraverso immagini micro-CT. Sono stati utilizzati quaranta molari umani estratti, preparando cavità di Classe II mesiale e distale in ciascun dente. Sono stati formati otto gruppi, utilizzando diversi tipi di compositi: X-tra Base Bulk-fill Flowable, X-tra Fill Bulk-fill, Filtek Bulk-fill Posterior, Filtek Bulk-fill Flowable, Beautifil-Bulk, Beautifil-Bulk Flowable e due gruppi controllo con Clearfil Majesty Posterior e Clearfil Majesty Flow + Clearfil Majesty Posterior. Dopo un protocollo di invecchiamento che includeva 1000 cicli termici, i denti sono stati immersi in soluzione di nitrato d’argento e poi in soluzione sviluppatrice per l’analisi della microfiltrazione con micro-CT.
I risultati hanno indicato effetti significativi sia della viscosità che del tipo di composito sull’adattamento marginale. L’analisi della viscosità non ha rilevato differenze significative nei gruppi FB-FF, XB-XF e BB-BF, ma ha mostrato differenze nel gruppo controllo CO-CF, con i tipi flowable che presentavano meno microfiltrazioni rispetto ai tipi pasta-like.
In conclusione, lo studio suggerisce che, mentre la viscosità dei compositi bulk-fill non ha influenzato significativamente l’adattamento marginale, il marchio del composito bulk-fill ha avuto un impatto. Questo studio fornisce informazioni utili per i clinici nella scelta dei materiali di restauro, evidenziando l’importanza di considerare sia la viscosità che la marca del composito bulk-fill per ottimizzare i risultati clinici nei restauri di Classe II.
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Confronto tra Innesti di Tessuto Connettivo e Fattori di Crescita Concentrati nella Gestione dello Spessore Gengivale Peri-implantare
Questo studio randomizzato controllato a 12 mesi ha confrontato l’efficacia degli innesti di tessuto connettivo (CTG) e dei fattori di crescita concentrati (CGF) nel gestire lo spessore gengivale peri-implantare. Sono stati inclusi 20 pazienti, di età compresa tra 18 e 55 anni, con denti mancanti bilaterali nella regione premolare superiore e con uno spessore gengivale peri-implantare sano inferiore a 2 mm. I pazienti sono stati esclusi in caso di fumo, scarsa igiene orale, malattia parodontale diffusa non controllata o trattamenti radianti precedenti.
Lo studio ha seguito un protocollo chirurgico standard, assegnando casualmente un lato della bocca per il trattamento con CTG e l’altro con CGF due settimane dopo. Lo spessore gengivale peri-implantare è stato misurato in sei tempi diversi: immediatamente prima della procedura (T0), dopo 30 giorni (T1), dopo 45 giorni (T2), dopo 3 mesi (T3), dopo 6 mesi (T4) e dopo 12 mesi (T5).
L’analisi statistica ha utilizzato il test ANOVA a misure ripetute per confrontare lo spessore gengivale nei tempi di follow-up studiati all’interno di ciascun gruppo. È emerso che il gruppo CTG aveva uno spessore gengivale medio di 1.62 mm (SD=0.18) rispetto a 1.28 mm nel gruppo CGF (SD=0.20), con un valore P complessivo di 0.001 a T5.
In conclusione, il trattamento con CTG ha mostrato risultati migliori rispetto al CGF nella gestione della carenza di spessore gengivale peri-implantare buccale, suggerendo che il CTG possa essere una scelta più efficace per migliorare la durata e il successo degli impianti dentali.
Alla prossima!