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Articolo 05-13.10.2023

Ed eccoci all’ultima edizione di questa fantastica Newsletter! Oggi ho preparato per te uno strumento che potrebbe accelerare i progressi nella tua attività quotidiana, lo trovi nel dettaglio nel Punto di Filo!...
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L’articolo di oggi è del 1964 ma, guarda un po’, è il secondo paper di ambito odontoiatrico più citato al mondo! E come al solito, aggiornamenti, approfondimenti, citazioni e consigli per gli acquisti!

Buona lettura;
Filippo

COSA LEGGERAI OGGI :

News del settore : Alleanza CAO-SIdP: Uniti contro la Parodontite; News dal mondo Instagram.
Approfondimenti: : Gestione clinica dell’Herpes Virus;
Un pilastro della Letteratura : Loe H; Silness J. Periodontal Disease in pregnancy, Incidence, Prevalence and severity. 
Il Punto di Filo: Un sistema copiato ai Seals per apprendere dai propri errori.
Networking e Collaborazioni
Annunci
Prossimi appuntamenti in sede (e online)
Libro della settimana : Can’t hurt me (Niente può fermarti) – David Goggins 
Citazione della settimana

NEWS DEL SETTORE

  1. Alleanza CAO-SIdP: Uniti contro la Parodontite https://www.odontoiatria33.it/cronaca/24050/alleanza-cao-sidp-per-curare-la-parodontite-e-promuovere-la-prevenzione-verso-i-pazienti.html
  2. La CAO Nazionale e la Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (SIdP) hanno annunciato un progetto intitolato: “Gengive sane per salvare il sorriso”. Con avvio a novembre, il progetto includerà corsi di formazione di tre ore in 35 città italiane, rivolti a dentisti e igienisti dentali per aggiornarli sulle best practice nella terapia parodontale. I partecipanti riceveranno materiali informativi e un volume sulle linee guida per la terapia della parodontite. Una seconda fase del progetto è prevista per maggio 2024, con ulteriori conferenze e pubblicazioni. L’iniziativa punta anche a sensibilizzare la popolazione, visto che solo un quarto dei cittadini è a conoscenza delle gravi implicazioni della parodontite sulla salute generale. Tre commissioni specializzate coordineranno l’intero progetto.
  3. Da Instagram: https://jada.ada.org/article/S0002-8177(23)00391-4/fulltext#secsectitle0200
  4. 🟢 Cartina spessa o sottile? Un collega ci spiega in maniera semplice quali utilizzare: https://www.instagram.com/reel/CxGRYAzuLpE/?igshid=MzRlODBiNWFlZA
  5. 🟢 Secondo le nuove linee guida dell’American Academy of Oral and Maxillofacial Radiology, non sarebbe più indicata la protezione per gli esami radiografici (vd. camice di piombo per le endorali)!

APPROFONDIMENTI :

📚 Guida alla Gestione Clinica dell’Herpes Virus: Un’analisi Approfondita 📚

🦠 Introduzione

Gli herpes virus, noti per il loro audace meccanismo d’azione, invadono le cellule epiteliali e sfuggono al sistema immunitario entrando in una fase di latenza. In particolare, l’Herpes Simplex Virus di tipo 1 (HSV-1) è responsabile di lesioni orali e periorali. Una volta contratto resterà silente fino a quando non recidiverà.

📍 LO SAPEVI CHE…
Circa il 90% degli adulti ospita HSV-1 in forma latente. E sì, nonostante i progressi medici, eliminare completamente il virus è ancora un obiettivo irraggiungibile.

👩‍⚕️ Manifestazioni Cliniche 👩‍⚕️
1️⃣ Gengivostomatite Erpetica Primaria:
Questa è la forma che colpisce i “neofiti” del virus. Può manifestarsi in modo aggressivo nel 20-30% dei casi, con vescicole dolorose in aree diverse del viso e della bocca.

📍 LO SAPEVI CHE…
Stranamente, l’80% dei casi primari rimane asintomatico, lasciando al restante 20% il compito di affrontare una malattia potenzialmente invalidante.

2️⃣ Stomatite Erpetica Secondaria (o Ricorrente):
Questo è l’herpes che ri-acutizza. Meno grave della forma primaria, si manifesta spesso senza avvisagli, con guarigione in 4-7 giorni.

🌡️ Predisposizioni e Fattori di Rischio:
Episodi possono essere scatenati da stress, temperature estreme e altri fattori ancora in fase di studio.

🏥 Conclusione 🏥
La gestione dell’herpes non è una passeggiata nel parco. Richiede un’acuta comprensione del virus, delle sue manifestazioni cliniche e dei fattori di rischio associati. Ecco perché è fondamentale per noi, come professionisti sanitari, essere costantemente aggiornati per offrire ai pazienti trattamenti efficaci e tempestivi.

https://www.ildentistamoderno.com/dalla-febbre-delle-labbra-al-fuoco-di-santantonio-guida-alla-gestione-dellherpes-virus/

UN PILASTRO DELLA LETTERATURA
Ogni settimana, un articolo scientifico che non puoi non conoscere!
Questa settimana parliamo di malattia parodontale in gravidanza con uno studio pubblicato, pensa un po’, 60 anni fa!

LOE H, SILNESS J. PERIODONTAL DISEASE IN PREGNANCY. I. PREVALENCE AND SEVERITY. Acta Odontol Scand. 1963 Dec;21:533-51. doi: 10.3109/00016356309011240. PMID: 14121956.

Obiettivo dello Studio 🎯
Esaminare la presenza e la gravità della malattia parodontale in donne incinte e nel periodo post-parto.

Metodologia 📊
Campione di 121 donne incinte e 61 donne nel periodo post-parto.
Valutazione attraverso l’Indice Parodontale di Russell (PI) e l’Indice Gengivale (GI) proposto dagli autori.

Risultati Chiave 🔑
Infiammazione gengivale in gravidanza 😷
Il 100% delle donne incinte mostra segni di infiammazione gengivale.

Confronto Prevalenza 🤰 vs 🤱
Le donne incinte hanno una prevalenza e gravità della malattia gengivale significativamente più alta rispetto alle donne nel periodo post-parto.

Trend Temporale 📆
L’aumento dell’infiammazione è evidente dal 2° mese e raggiunge un picco all’8° mese di gravidanza, per poi diminuire nell’ultimo mese.

Stato Post-Parto 👶
Dopo il parto, le condizioni gengivali tornano simili a quelle presenti al 2° mese di gravidanza.

Profondità delle Tasche Gengivali
⬆️ Aumento significativo durante la gravidanza, con una successiva diminuzione post-parto 📉.

Osservazioni Aggiuntive 📝
🚫 L’aumento dell’infiammazione gengivale in gravidanza non sembra causare danni permanenti al parodonto.
✔️ È possibile utilizzare sistemi di registrazione basati su cambiamenti infiammatori per valutare le condizioni gengivali in gravidanza.

Importanza 🌟
Questo è uno degli articoli più citati in odontoiatria e fornisce dati chiave sulla relazione tra gravidanza e salute parodontale. Mette in luce la necessità di una particolare attenzione alla salute orale durante la gravidanza 👩‍⚕️.

IL PUNTO DI FILO
La mia personale riflessione sulla settimana appena trascorsa e su un tema a me caro.

Oggi non ti voglio far perdere tempo, ma il consiglio che ho da darti è troppo importante. Se tuttavia già conosci il significato del termine After Action Review, in gergo Post-mortem, e applichi il sistema con successo nella tua pratica clinica (o extraclinica), allora puoi tranquillamente chiudere la mail (o saltare al consiglio per il libro di questa settimana).

In caso contrario, trovati qualche minuto di tempo, siediti e prosegui nella lettura. Fidati, ne vale la pena.

Se hai letto l’edizione della settimana scorsa, ricorderai la citazione che abbiamo pensato di pubblicare al termine di un venerdì davvero impegnativo: Il mio più grande Maestro? Il mio ultimo errore. Parole stupende, senza dubbio, ma a che servono se, dopo una battuta d’arresto, non metti in pratica,  o peggio dimentichi, le lezioni apprese? Ricorda che il Saggio dice anche: Errare è umano, perseverare diabolico.

Prima di addentrarci nella descrizione di questo fantastico strumento operativo capace di dar voce al Grande Maestro, dobbiamo calibrare le nostre conoscenze già acquisite per partire da una baseline su cui intavolare il discorso.
Errore, incidente, evento inatteso, sono tutti termini che descrivono quella che possiamo definire senza troppi orpelli letterari una botta di sfiga pazzesca. Può succedere mentre operi su paziente, o dopo una lunga giornata di lavoro, quando allo stremo delle forze, hai la brillante idea di accedere alla casella pec e ti ritrovi una bella letterina di uno studio legale. Alle sfighe inviateci da uno scherzo del fato si aggiungono poi quelle conseguenti a nostri errori (mentali o procedurali). Insomma, il prezzo dell’esistenza è un percorso irto di ostacoli che eviteresti molto volentieri, ma che, alla fine, devi affrontare.

A titolo di esempio, e per farti capire come il post – mortem possa esserti davvero utile, ti racconto quello che mi è capitato qualche giorno fa.
Stavo smontando una toronto inferiore in metallo composito: un’opera meravigliosa che mi era costata quanto un macbook pro da 256 gb. Ebbene, mi trovavo lì con la chiave dinamometrica impostata su out 20 N, e alla ultima vitina del cacchio mi accorgo che l’esagono non aveva ingaggiato bene. Provo e riprovo, questa volta senza chiave, ma niente, il giravite andava a vuoto. Inutile dirti che, ovviamente, il paziente è uno di quelli che si attira tutte le sfighe del mondo e quel mattino di qualche giorno fa era arrivato in studio particolarmente scocciato. Per fartela breve, me ne stavo lì da ormai una decina di minuti, quando, dopo aver montato ingrandenti e illuminazione coassiale, mi accorgo finalmente che il fondo della testa della vitina era sporco: c’era un sudiciume che obliterava parte dell’ingaggio impedendo all’esagono del giravite una discesa a battuta. Il mio tentativo con la dinamometrica aveva con ogni probabilità deformato la femmina.
Non mi ci è voluto molto a capire che erano cazzi.
Quello che doveva essere un veloce appuntamento di controllo periodico si era trasformato in un incubo. Il paziente continuava a borbottare, muoveva il collo alla ricerca di una posizione più comoda… e io sudavo.
La fronte mi si era scaldata al punto da appannare le lenti degli ingrandenti. Ogni due minuti provavo con l’aria della siringa a spannare il vetro degli occhiali, ma l’effetto durava solo pochi secondi. In più ero in ritardo di un’ora (la segreteria aveva dovuto congedare un paziente e già si stava scusando con quello successivo).
Alla fine mi sono costretto a fare quello non avrei mai voluto: ho preso una diamantata, mi sono infilato nella cannula e ho consumato tutta la testa della vitina. Altri 45 minuti di tempo, con il paziente ormai ingestibile e il mio stato d’animo a pezzi. 
Dopo quelle che mi sono apparse intere ere geologiche sono finalmente riuscito a smontare la protesi e a tirar via dal MUA il frammento terminale rimasto nella filettatura.
Escluso il danno enorme cagionato alla protesi (in un attimo di follia avevo anche cominciato a fresare la struttura nella idiota intenzione di creare un’asola attorno alla cannula così da poter sfilare la protesi e poi svitare il moncone rimasto con una pinza universale), il resto della componentistica non aveva subito deformazioni.

Le conseguenze di questa sfiga le conteggerò alla fine del mese, quando mi arriverà la distinta del laboratorio.

Ma dovendo concentrarci sul bicchiere mezzo pieno, posso affermare che questa esperienza mi ha fornito tantissimi spunti di crescita che, da soli, valgono di più del costo della riparazione. Potrei addirittura suggerire che, se avessi dovuto pagare qualcuno che mi trasmettesse gli stessi concetti in sede di corso, avrei certamente speso di più.

Come fare però a trattenere e rielaborare tutti i feedback ricevuti per poi mettere in pratica le adeguate misure correttive?

E’ qui che entra in gioco l’After Action Review (AAR), un sistema sviluppato formalmente dall’esercito americano e diffuso attualmente in molte organizzazioni nell’ambito della gestione efficace.
In realtà quello che a un primo sguardo potrebbe sembrare un inutile spreco di tempo (perché, in fondo, dover continuare a rimuginare sulle brutte esperienze), si rivela fondamentale se si vuole adottare una strategia di miglioramento continuo.
Dal punto di vista concreto l’AAR non è altro che un foglio da compilare, inserendo i dettagli dell’operazione appena conclusa (quella il cui esito non è andato come previsto). Si parte descrivendo il risultato atteso, per poi analizzare ciò che è andato storto, individuandone le cause. A questo punto si riflette sulle contromisure da adottare che poi andrebbero fissate e inserite all’interno di protocolli (o procedure, per il momento non ci interessa capirne le differenze) già esistenti che descrivano l’operazione presa in considerazione (e se non hai protocolli operativi, allora è il momento di cominciare a stilarli).

Nel caso della toronto sfigata, a seguito di un’attenta analisi ho individuato tre aspetti da migliorare:

  1. inserire gli occhialini ingrandenti e se disponibile anche l’illuminazione coassiale e accertarsi di avere il campo visivo pulito;
  2. Rimuovere ogni residuo che ostacoli l’accesso alla chiave.
  3. Provare l’ingaggio della vite senza chiave dinamometrica e accertarsi che l’esagono scenda a battuta.
  4. Assicurarsi di pulire bene (alcol e micro pellet di cotone) le vitine di serraggio prima di rimontare la protesi.

Anche la sola implementazione del punto numero quattro è in grado di abbattere il rischio che un incidente di questo tipo si verifichi ancora una volta: un errore diabolico.
Alla fine non servono neanche chissà quali template operativi: basterebbe porsi le tre domandine che ti ho già elencato. Ma se come me sei un amante dei framework e dei flussi di informazione, ho pensato di prepararti una tabella semplice-semplice che puoi compilare al termine di ogni colpo di sfiga (la trovi qui).  Considera che i Navy Seal compilano l’AAR dopo ogni operazione (incluse quelle di successo). Anche tu assisteresti a una crescita esponenziale, se per ogni impianto, otturazione o preparazione protesica, ti mettessi a riflettere e riuscissi a individuare sempre nuovi margini di miglioramento. Ma non sei un Navy Seal, e pensare di compilare un AAR per ogni appuntamento operativo è forse un po’ esagerato.

Concentrati per il momento sulle ciambelle che ti escono male, o le occasioni in cui rilevi una deviazione dallo standard che ti eri proposto.

Quindi, a conclusione di questo lungo Punto di Filo, possiamo riassumere così la flow chart:

Sfiga → AAR → Protocolli/Procedure.

A presto!

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AUTUNNO 2023

21 Ottobre : WEBINAR I Purpose e leadership per il team odontoiatrico
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16 Dicembre : Corso blsd 50 Ecm

LIBRO DELLA SETTIMANA

Niente può fermarti. Can’t hurt me – David Goggins –

Qui stiamo parlando di quella che definisco Tanta Roba.

“Can’t Hurt Me” è l’autobiografia di David Goggins, un ex Navy SEAL e atleta estremo. Il libro racconta la sua trasformazione da un’infanzia difficile a un uomo che ha spezzato le catene mentali e fisiche che lo limitavano. Goggins sottolinea l’importanza di spingersi oltre i propri limiti per realizzare il pieno potenziale. È un messaggio potente su resilienza e autodisciplina, offrendo una guida pratica per chiunque aspiri a migliorarsi e sfidare i propri limiti.
Forse ti starai dicendo che questo è il solito libro motivazionale fuffa. All’inizio lo pensavo anche io: è per questo che ne ho procrastinato la lettura per almeno un anno. Poi mi sono andato a fare una ricerca sull’autore e ti devo ammettere che sono rimasto di stucco. Solo per farti capire quanto è cazzuto quest’uomo, ti dico che gira un suo video in cui, impossibilitato ad allenarsi per un problema alle ginocchia, si è messo disteso al tapis roulant a camminare sulle braccia, pur di non perdere la sessione di allenamento (ecco il link)!

Non ti sto dicendo che dovrai macinare gli stessi risultati di Goggins, anche perché, a leggere il libro, il Nostro è fuori di testa, ma la sola lettura del testo, magari re-iterata più volte, è in grado di imprimerti nella mente un concetto fondamentale: il limite è tutto dentro di te.

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CITAZIONE DELLA SETTIMANA

“Quando si fissano aspettative, non importa ciò che è stato detto o scritto, se viene accettata una prestazione inferiore allo standard e nessuno è ritenuto responsabile (se non ci sono conseguenze) quella cattiva prestazione diventa il nuovo standard”

Jocko Willink

Alla prossima!

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