Oggi cambiamo un po’ le carte in tavola: più approfondimenti scientifici e attualità, via al pilastro della letteratura (che non riscuoteva molto successo).
E sempre il mio opinabile punto di vista su un tema a me caro: oggi tocca ai pazienti che “voglio che mi faccia solo lei, dottore”!
Buona Lettura,
Filippo
NEWS DEL SETTORE
- Un articolo pubblicato sul sito dell’AIO discute la recente legge 160/2023 che potrebbe avvicinare a una equiparazione tra professionisti e imprese. La legge, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale, introduce il principio secondo cui i professionisti possono beneficiare di misure incentivanti. Ciò non implica una piena equiparazione con le imprese, ma apre la strada a decreti attuativi che definiranno dove questa equiparazione avrà luogo. La legge è vista come un passo positivo verso l’equiparazione, soprattutto nel settore odontoiatrico, dove si è combattuto a lungo per la parità di trattamento con le imprese.
- Henry Schein è stato recentemente vittima di un attacco informatico che ha colpito circa 29.000 persone. L’incidente, avvenuto il 27 settembre, è stato scoperto solo il 14 ottobre. I cybercriminali, appartenenti al gruppo BlackCat, hanno avuto accesso alla rete aziendale per oltre due settimane, rubando potenzialmente dati sensibili, inclusi numeri di conti finanziari e carte di credito/debito, nonché codici di sicurezza e password. BlackCat ha rivendicato responsabilità per l’attacco, affermando di aver sottratto 35TB di dati, tra cui informazioni sensibili sui dipendenti e azionisti. Dopo il primo attacco, i sistemi di e-commerce e le operazioni commerciali di Henry Schein sono tornati operativi, ma l’azienda ha subito un secondo cyberstrike il 22 novembre. Questa serie di attacchi ha avuto un impatto negativo sulle vendite previste dell’azienda per il 2023, con una stima di riduzione tra l’1% e il 3% rispetto al totale delle vendite del 2022.”
- Una novità rivoluzionaria nel campo sanitario arriva dalla società senese QuestIT, guidata dal CEO Ernesto Di Iorio: Katherine, il primo virtual twin conversazionale dotato di large language model, sarà operativo al Massachusetts General Hospital di Boston. Questo avatar avanzato dialogherà con i pazienti, soprattutto bambini e adolescenti con fattori di rischio cardiovascolare, per elaborare un quadro clinico dettagliato che verrà poi condiviso con professionisti sanitari reali. Parte del programma Raising Healthy Hearts, Katherine svolgerà un ruolo chiave nel raccogliere dati e informazioni dai pazienti, migliorando così la gestione della salute cardiovascolare e metabolica. Il suo inserimento in un contesto sanitario rappresenta un grande passo avanti nell’uso dell’intelligenza artificiale per la prevenzione e il trattamento delle malattie. Se pensi che questo non abbia a che fare nulla con la nostra professione, ne riparliamo tra qualche anno (forse anche prima).
DALLA LETTERATURA
- Un recente studio in open access pubblicato su BMC Oral Health, ha confrontato l’efficacia di due materiali per l’otturazione dei canali radicolari, la guttaperca (GP) con cemento e l’MTA, nel ridurre il dolore postoperatorio in pazienti con periodontite apicale asintomatica.
Nello studio, 94 pazienti sono stati divisi in due gruppi: uno trattato con GP + AH plus e l’altro con MTA per l’otturazione apicale e poi guttaperca.
Il dolore è stato valutato utilizzando una scala visiva analogica a 6, 12, 24, 48 e 72 ore dopo l’intervento. I risultati hanno mostrato che il dolore diminuiva significativamente nel tempo in entrambi i gruppi, ma era significativamente inferiore nel gruppo trattato con MTA.
Inoltre, le pazienti di sesso femminile hanno riferito livelli di dolore più alti nelle prime 12 ore in entrambi i gruppi. Questi risultati suggeriscono che l’MTA potrebbe essere una scelta migliore per ridurre il dolore postoperatorio nei trattamenti endodontici. - Una recente revisione sistematica e meta-analisi ha valutato il tasso di successo del ritrattamento non chirurgico dei canali radicolari riempiti con guttaperca.
La revisione suggerisce che il ritrattamento non chirurgico dei canali radicolari ha esiti generalmente favorevoli. Tuttavia, la presenza di radiolucenza periapicale, lesioni periapicali maggiori di 5 mm, punteggi PAI iniziali elevati, trattamenti su più visite e denti mandibolari o molari sono associati a un minor tasso di successo
I risultati hanno mostrato che il tasso di successo del ritrattamento dei canali radicolari era del 71% (95% CI: 66%–76%) con criteri rigorosi e dell’87% (79% – 93%) con criteri meno rigorosi per un follow-up di 1-3 anni, e del 77% (66% – 86%) con criteri rigorosi per 4-5 anni di follow-up. I denti con lesioni periapicali mostravano un tasso di successo inferiore con criteri rigorosi. Anche il tipo di dente, la differenza tra arcata superiore e inferiore, il punteggio iniziale dell’indice periapicale (PAI) e il numero di visite influenzavano il tasso di successo.PER FARSI UN’IDEA :
- Differenze tra siliconi per condensazione e addizione nella scelta dei materiali da impronta.
- Quando ti propongono la direzione sanitaria di un’attività che non ti appartiene, bada bene a quali sono le tue responsabilità. OMCeO Piacenza ha pubblicato un’utile sintesi che dovresti stampare!
- Consigli su come si emette fattura al paziente: L’articolo 21 del DPR 26 ottobre 1972 nr. 633 stabilisce le regole per la fatturazione nel settore odontoiatrico, sottolineando la complessità e la rilevanza giuridica di tale documento. Le fatture, ancora emesse in forma cartacea, devono essere stampate in due esemplari identici, uno per il paziente e l’altro da conservare per almeno sette anni (dieci anni per le STP o le imprese). La conservazione del secondo esemplare è essenziale, pena sanzioni che vanno da 1.000 a 8.000 euro. Inoltre, la fattura si considera emessa solo al momento della consegna materiale al cliente o della spedizione postale. La legge impone anche l’applicazione dell’imposta di bollo per fatture superiori a €77,47, che, se recuperata dal cliente, deve essere inclusa nel corpo della fattura come prestazione imponibile.
- Da qualche tempo, nel messaggio di promemoria che inviamo 48 ore prima dell’appuntamento, avvisiamo il paziente che, qualora non si dovesse presentare senza un preavviso di almeno un giorno, gli saranno addebitati 50 euro a titolo di copertura delle spese. So di non essere l’unico: il fenomeno di chi si “dimentica” dell’appuntamento è una piaga difficile da debellare. Devo ricordarti, purtroppo, che, escluso il possibile effetto dello spauracchio, non ci sono basi giuridiche per poter comminare tale sanzione.Quello che invece si può fare, lo descrive il Codice Civile. Secondo l’articolo 2237, i pazienti hanno il diritto di recedere unilateralmente dal contratto professionale con un dentista, senza necessità di formalità. In caso di mancata presenza a un appuntamento, ciò è considerato un recesso unilaterale. Tuttavia, il professionista ha il diritto di richiedere il rimborso delle spese sostenute e il compenso per il lavoro effettuato fino a quel momento, anche se non può chiedere un compenso specifico per l’appuntamento mancato.
Nel caso in cui si riesca a fissare un nuovo appuntamento e il rapporto con il paziente non si interrompa, si può evitare di fatturare per il passato, concentrando l’attenzione sul recupero delle spese sostenute per l’appuntamento mancato. Queste spese includono, ad esempio, la parcella dell’igienista, costi di laboratorio o materiali non recuperabili. Le spese fatturabili devono essere precise, documentate e direttamente collegate all’appuntamento mancato. Queste verranno considerate come costi accessori nella fattura al momento dell’incasso.”
IL PUNTO DI FILO
La mia personale riflessione sulla settimana appena trascorsa e su un tema a me caro.
Tu hai tempo. Solo che non lo sai. O fai finta di non saperlo.
“La dimensione del libero professionista termina quando non riesco a seguire in maniera puntuale i miei pazienti”. Con questa frase un mio carissimo amico e fratello chiudeva una lunga serie di vocali che ci avevano intrattenuto durante la serata.
Argomento della discussione: i pazienti che si offendono perché non vengono trattati dal titolare.
La questione è annosa e già dibattuta, ma il problema resta quanto mai attuale. Ne voglio parlare con te oggi perché l’altro giorno, al Whatsapp di promemoria per l’appuntamento, una paziente risponde, cito testualmente: “Chiedo cortesemente di annullare la seduta perché non sarò più paziente dello studio”. Alla richiesta di spiegazioni da parte della segretaria, la signora ha risposto che si considera paziente del dottor Chelli e non accetta che le sue terapie conservative siano eseguite dai collaboratori.
Ok, la cosa morirebbe qui, se non fosse che mi pareva un buon argomento di cui discutere con il mio amico, e a ragione, data la frase illuminante di cui all’incipit. Se non sei in grado di stare dietro a tutti i tuoi pazienti, hai due soluzioni: non ne accetti di nuovi, o deleghi.
Se stai leggendo questo Punto credo che già conosci gli enormi vantaggi del lavoro di squadra e, magari, hai già una organizzazione che si avvale di collaboratori che affiancano la tua attività clinica (almeno un igienista e un ortodontista!).
Quello che è difficile fare, invece, è riuscire a convincere i TUOI pazienti che la soluzione multidisciplinare è principalmente nel LORO interesse.
Se in ospedale il primario dovesse fare tutte le chirurgie del suo reparto, comprese le unghie incarnite, le liste d’attesa sarebbero infinite: nessuno si sognerebbe di entrare nel nosocomio con la pretesa di essere toccato solo dal capoccia.
E’ vero, la nostra è una categoria a parte perché operiamo nel privato, ma secondo me non cambia nulla. Anche i primari operano nel privato, ma se vai dal luminare dei trapianti di cuore e gli chiedi di farti un’ablazione, credo ti manderà a fan culo.
Il problema è che alcuni pazienti non se ne rendono conto e continuano a romperti le balle se a cementargli d’urgenza un provvisorio è il collega che viene il giovedì. Potersi dedicare davvero a tutti, compresi i bambini indemoniati e gli anziani sfascia maroni, richiede organizzazione capillare e comunicazione impeccabile, ma il punto di oggi è, se vogliamo, più epistemologico: come comunicare ai nostri pazienti che il nostro studio lavora in squadra, specie nelle piccole realtà di paese dove il dentista di famiglia è una figura seconda solo al medico condotto e al parroco?
Su questa domanda mi sto arrovellando da anni, ma la questione si è imposta con forza nelle ultime settimane, con lo shift imminente da studio professionale ad ambulatorio. Il destino mi fornisce un’occasione irripetibile di cambiare nome, potendo finalmente sceglierne uno scorporato dalla mia identità. La speranza è che se la gente si abitua a qualcosa di più impersonale, magari accetterà di buon grado di farsi trattare dai collaboratori. Va bene, forse non proprio di buon grado, ma almeno non mi spaccherà le balle. Di solito questo pensiero viene subito scalzato da due dubbi molesti: 1. non è cambiando il nome dello studio che cambi la mentalità delle persone; 2. perdere tutti i vantaggi di un brand presente sulla piazza da circa sette anni non è poi così allettante. E poi c’è anche un’altra questione: la ricerca di un nome figo ma allo stesso tempo efficace dal punto di vista del marketing è un’impresa davvero ardua. Le combinazioni sono state tutte esplorate. Se posso essere volgare, quei giochini di parole sul tema Dental mi hanno davvero rotto il cazzo. Per non parlare di quelle trovate filosofiche che attingono dall’immaginario storico-mitologico, i neologismi, gli inglesismi e i tributi agiografici stile laboratorio odontotecnico.
L’idea che mi aveva convinto di più era Punto D, con un pay off particolarmente evocativo: e vieni col sorriso. Ovviamente me l’hanno bocciata tutti e quindi fine della storia: ci chiameremo Chelli Centro Odontoiatrico, CCO per gli amanti delle sigle.
Chiusa la parentesi autobiografica, possiamo tornare all’oggetto di questo Punto.
Per la stragrande maggioranza dei pazienti il problema non si pone neanche: l’evoluzione culturale e tecnologica ha messo in chiaro lo stato delle cose, tanto che oggi viene più facile snobbare lo studiolo mono-professionale modello anni ottanta. Per tutti gli altri, quelli che ancora si affezionano al dentista di fiducia, tanto da volerselo spupazzare pure per una detartrasi, io penso che ci siano tre strade: o li convinci con le buone, o li fai pagare una cifra spropositata, o gli dai appuntamenti a otto mesi di distanza. Con il passare del tempo mi sono accorto che la terza opzione è sicuramente la più efficace: chi sta davvero male accetterà senza storie l’appuntamento più vicino con il collaboratore. Per tutti gli altri che accettano di attendere fino a quasi un anno, di solito tendo a essere accondiscendente e, dopo averli avvisati del rischio economico e biologico di un’attesa spropositata , li tratto anche se devono fare una seduta di igiene.
In questo modo ho ottenuto sempre il mio scopo, senza (almeno fino a oggi), dover ricorrere alla seconda strategia.
Quello su cui invece non sono molto d’accordo è impostare la comunicazione sull’iper-specializzazione. “Sa, cara signora Pinoli, ormai quel tipo di prestazioni non le eseguo più. La metto nelle mani del nostro specialista in devitalizzazioni (di solito uno sbarbatello appena cagato dall’università)”. Ecco, questa secondo me, rischia di diventare la deriva opposta della nostra libera professione.
Ma questo è l’argomento della prossima settimana.
Filippo Chelli
NETWORKING E COLLABORAZIONI
Si ricerca consulenza di conservativa, Endodonzia e Chirurgia di base presso uno studio dentistico di Macerata. Impegno settimanale di almeno due giornate. Clima disteso e massima disponibilità da parte del titolare. Se interessato/a rispondere a questa mail.
PROSSIMI APPUNTAMENTI
8-9 Febbraio: Corso di Ritrattamenti Endodontici
con il Dott. Teocrito Carlesi
Febbraio – Giugno :Corso Annuale Post-Graduate in Leadership e Business Management in Odontoiatria
con Il Prof . e Dott. Alessandro Quaranta
10-13 aprile: Corso Base di Implantologia su paziente
con il Dott. Filippo Chelli
Aprile-Ottobre: Corso Annuale di Protesi Fissa su paziente
con il Dott. Ezio Bruna
“Facci caso” – Gennaro Romagnoli
In questo libro, Gennaro Romagnoli, psicoterapeuta e creatore del popolare podcast Psinel, esplora il concetto di attenzione e come può essere allenata per valorizzare le piccole gioie quotidiane. L’autore dimostra che l’attenzione è una risorsa limitata e flessibile, influenzata dal contesto circostante. Attraverso esercizi, aneddoti e teorie scientifiche, il libro guida il lettore nella gestione dell’attenzione per migliorare la qualità della vita, ristabilire priorità e valorizzare le relazioni. Romagnoli, esperto in psicologia pratica e meditazione, condivide la sua esperienza per aiutare a trovare un equilibrio personale, sottolineando l’importanza di essere presenti nelle varie sfere della vita, dal lavoro alle relazioni personali.
“Tutti i problemi dell’umanità derivano dall’incapacità dell’uomo di sedersi tranquillamente in una stanza da solo”
Blaise Pascal
Alla prossima!